Nativi digitali: 1994 in Italia si diffonde Internet!

L’uso di internet produce numerose conseguenze sia dal punto di vista emotivo e psicologico che incidono sulla personalità, sia dal punto di vista dei legami affettivi, nonché dell’ambiente sociale familiare e lavorativo. Gli strumenti di comunicazione di massa hanno avuto un rapido sviluppo permettendo agli utenti di entrare in comunicazione con qualsiasi parte del mondo, di fare acquisti on-line, lavorare a distanza, etc.. Hanno determinato una rivoluzione nella vita quotidiana, eliminando le distanze e offrendo nell’immediato la possibilità di accedere facilmente alle informazioni più disparate, tra cui scienza, educazione, intrattenimento, nonché una facilitazione del modo di comunicare. Tutto ciò procura un nuovo godimento, quello del “tutto e subito”, dover rinunciare non è più necessario. La simultaneità e l’immediatezza sono le nuove parole d’ordine, i presupposti illusori che internet offre. L’immediatezza nell’accedere al sapere, fa sì che il dover rinunciare non è più necessario, così come l’attesa che ci voleva un tempo per la vita adulta, rispettando i tempi logici, non è più richiesto. Internet fa credere davvero che si possa fare lo stesso utilizzo di godimento anche nella vita reale – il tutto e subito. Il Click abolisce la ricerca offrendo una miriade di saperi, così facili da avere, ma a cosa servono? Quali utilizzi? Il consumismo si sostituisce al lavoro. In modo particolare, nei giovani manca l’idea che l’attesa sia un beneficio, gli adolescenti veicolano l’ideale per avere il riconoscimento dell’Altro, e in prima battuta questo passa attraverso il corpo (immagine del profilo), una trappola perché non è l’immagine reale. La tecnologia opera, ha degli effetti, invade e priva l’intimità.

I tatuaggi sono il tentativo di recuperare il proprio corpo, di riappropriarsi dei confini, lo slang il modo di mettere in campo la propria voce, ma in modo privato. Lo psicoanalista ha il compito di far risuonare l’identità soggettiva e singolare, dire SI’ al desiderio che si sta costruendo!

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Il Sintomo e la Psicoanalisi

Il sintomo si isola con il suo scarto rispetto al discorso comune, generalmente vissuto penosamente come impotenza ma soprattutto come conflitto interiore. La psicoanalisi si occupa di quel che eccede al principio di piacere, cosa che è produttrice di sofferenza soggettiva, ossia Ripetizione e Sintomo, entrambe all’origine delle lamentele dei soggetti e che giustificano l’intervento dell’analista.

Che un analista sappia molto, non c’è dubbio. Anzitutto attraverso la propria analisi, perché ciascuna analisi è un insegnamento. Poi tramite gli svariati studi che egli fa sui testi di quelli che da più di un secolo, da Freud a Lacan, hanno tentato di concettualizzarne l’esperienza.

Questo termine di “sapere” che Lacan ha introdotto nella psicoanalisi, vi costituisce un paradosso. Anzitutto perché l’inconscio è piuttosto quello che giustappunto non si sa, un non saputo dunque, e perché il modello del sapere fornito dalla scienza esclude per definizione la soggettività, che non implica altro che verità singolari – Il trauma è sempre SINGOLARE. Vi è trauma per ogni parlante ma ciascuno ha il suo. – Lacan ha dato una bella formula del paradosso: gli analisti sono “gli studiosi di un sapere del quale non possono parlare tra di loro” e del quale si sa soltanto attraverso la loro analisi spinta fino alle sue conseguenze.

Che cos’è dunque questo sapere? Che c’è dell’inconscio? Che cos’è l’inconscio? Quali sono le sue conseguenze reali?

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L’Analisi ed il Sapere

Che cos’è il sapere? L’analisi è venuta ad annunciarci che c’è del sapere che non si sa, un sapere che trova supporto nel significante in quanto tale.

Un sogno si legge in quel che se ne dice, e si potrà andar oltre prendendone gli equivoci nel senso più anagrammatico della parola.

Lo statuto del sapere in quanto tale implica che ce n’è già, di sapere, e nell’Altro, e che è da prendere. Ecco perché è di ap-prendere. Il soggetto risulta dal fatto che, questo sapere dev’essere appreso, ap-prezzato, cioè è il suo prezzo a dargli valore, non di scambio, ma di uso. Il sapere vale giusto giusto il suo costo, beaucoup, beau-cout, bisogna rischiare la pelle, perché è difficile, difficile cosa? – meno acquistarlo che goderne[1].

[1] J. Lacan, Il Seminario  Libro XX Ancora, Einaudi 1983, p.95-96.

Accompagnare i bambini nella loro crescita

Cercare di comprendere i comportamenti a volte inaspettati di un bambino, provare a spiegare le sue difficoltà, aiuta a dare il giusto peso alle preoccupazioni di genitore e spinge a riconoscere segnali di un malessere a volte non passeggero. Prendere atto con maggior chiarezza, affrontando così falsi timori, della normale crescita del bambino e di quello che invece è espressione di vulnerabilità è il primo passo per accompagnare il bambino nella sua crescita, in modo particolare, quella psicologica, che è alla base dei legami e dello sviluppo cognitivo-affettivo.

Il ruolo di educatore, sia esso esercitato dal genitore o dall’istituzione scolastica, mette di fronte  a continui interrogativi: “sbaglio o no?”, “devo insistere o lascio correre?”. In certi casi si procede per tentativi ed errori facendosi guidare dalla sensibilità e dall’osservazione.  Tutti sanno che alla base dello sviluppo e della crescita l’amore e la comprensione sono requisiti essenziali. Ma il bambino ha bisogno soprattutto delle regole che possano rendere il bambino capace di autoregolarsi in modo tale che sviluppi una sempre maggiore autonomia personale e sociale. Il senso di sicurezza che il bambino trova nelle regole è fondamentale, perché senza di esse non ci sarebbero limiti.

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Disagio infantile contemporaneo

Disagio Infantile Contemporaneo
Gioco e Corpo
Mamma non riesco a fermarmi!”

La società di oggi offre numerevoli oggetti che il bambino utilizza per giocare. Il gioco riveste un ruolo importante per la separazione, soprattutto per l’inserimento nel mondo, costruisce l’oggetto sociale.

È possibile notare già il primo paradosso, l’offerta da parte della società di illimitati oggetti e dall’altra il corpo del bambino che non riesce a fermarsi davanti all’oggetto.

Il problema dei bambini contemporanei è che c’è poco MENO, in quanto si è indebolita la figura dell’autorità a livello del Discorso Collettivo. Il bambino patisce la PERDITA SOCIALE della consistenza della funzione LIMITE essendo il padre l’operatore LOGICO del limite. Il limite istituisce il Desiderio, disciplina anche il comportamento, istituisce una gerarchia (il simbolico). Di conseguenza permane nel bambino una quantità di eccitazione insensata (non riesco a fermarmi), in quanto l’organismo non è stato limitato, rendendo difficile l’inserimento nel mondo e non a caso la verità arriva quando il bambino deve socializzare in un contesto, quale la scuola dove vengono imposti i limiti.

L’ostacolo maggiore dei piccoli soggtti iperattivi non è il sintomo che si cura in vari modi, ma è l’Altro del bambino, la relazione, l’organo sociale.

La cura sarà indirizzata a fare in modo che l’eccitazione libera prenda il canale della significazione, trasformandoli da bambini governati dalla pulsione a bambini del desiderio.